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L’oppio del popolo statunitense

Quando e come è nata la cosiddetta “crisi degli oppioidi”

Scritto da Redazione

openaccessmedicine

È il 1996 quando negli Stati Uniti sta per avere inizio quella che oggi è definibile come una vera e propria epidemia.

In quell’anno, infatti, la casa farmaceutica Purdue inizia un’aggressiva e fuorviante campagna di promozione nei confronti del farmaco OxyContin, farmaco antidolorifico basato sull’ossicodone cloridrato caratterizzato da una potenza simile alla morfina e utilizzato nelle cure palliative per il trattamento del dolore cronico (ad esempio nei pazienti oncologici). Gli oppioidi sono normalmente utilizzati per la loro potente azione analgesica, calmante e sedativa (per esempio durante procedure di anestesia generale). Se usati per lungo tempo però possono
portare a fenomeni di dipendenza
e assuefazione.

Già dagli anni 80 negli Stati Uniti, a causa di studi interpretati male, pubblicità e disinformazione, iniziò a prendere piede l’idea che gli oppioidi potessero essere più sicuri e creassero meno dipendenza di quanto si pensasse in precedenza.

In questo contesto alla fine degli anni 90 la vendita di questo farmaco amplia sempre di più il proprio bacino d’utenza: OxyContin inizia ad essere prescritto senza criterio anche in contesti come un semplice mal di schiena.

Purdue, infatti, non solo aveva rassicurato la comunità medica circa il basso rischio di dipendenza correlato all’assunzione del farmaco, ma aveva anche iniziato a distribuire dei coupon in modo che i medici potessero prescrivere per i primi 30 giorni l’Oxycontin in modo gratuito.

Plot twist

Il farmaco in realtà era in grado di causare dipendenza anche solo assumendo il dosaggio prescritto, che senza agire nei confronti della sorgente del dolore alleviava il soggetto solo dallo stress fisico e psicologico causato.

Diviene quindi semplice cadere nella voragine della dipendenza, fase in cui chi ne soffre tende ad assumere la sostanza non più da sola ma insieme ad alcol e benzodiazepine, creando un cocktail potenzialmente letale.

Diamo i numeri?

Nel 2011 il governo statunitense ha riportato che le morti da oppioidi superavano quelle causate da cocaina ed eroina. Complessivamente l’epidemia di oppioidi ha causato negli Stati Uniti 600.000 decessi (più delle due guerre mondiali messe insieme) e si pensa che potrebbero raddoppiare entro il 2029.

Tra il 2015 e il 2017 le prescrizioni di oppioidi erano così numerose da aver raggiunto due americani su tre

Per queste ragioni le autorità hanno iniziato a controllare la distribuzione di questi medicinali.

Questo però ha impattato negativamente in quanto non venivano forniti i mezzi adeguati per trattare la dipendenza e la crisi di astinenza, preparando il terreno per l’ascesa di eroina e fentanil: oppioide sintetico, 100 volte più potente della morfina, oggi il principale responsabile dei decessi.

Chi dovrebbe assumersi la responsabilità?

Per molti la Purdue è la principale responsabile di questo triste fenomeno da cui ha guadagnato miliardi di dollari.

Per aver mentito alle autorità, ai medici e ai pazienti sul rischio di dipendenza e sul suo potenziale di abuso nel 2007 la Purdue è stata condannata a un pagamento di 600 milioni di dollari.
Nonostante ciò la Purdue ha continuato a vendere oppioidi e nel 2020 dichiarandosi colpevole ha raggiunto un accordo di pagamento di 8.3 miliardi di dollari e di 225 milioni da parte della famiglia Sackler.

Quest’anno inoltre sono stati condannati Walmart, Cvs e Walgreens per gli scarsi controlli sulla vendita di tali farmaci, contribuendo dunque a scrivere questa triste ed evitabile pagina della storia Statunitense.

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