Ricerca

Dibattito sugli alcolici: come navigare tra bufale e bias

A seguito dell'adozione in Irlanda dell'etichetta che indica i rischi associati al consumo di vino, in Italia si è scatenato un acceso dibattito sulla pertinenza o meno di tale iniziativa.

Scritto da Redazione

openaccessmedicine

A seguito dell’adozione in Irlanda dell’etichetta che indica i rischi associati al consumo di vino, in Italia si è scatenato un acceso dibattito sulla pertinenza o meno di tale iniziativa.

Le critiche in merito sono molteplici e, secondo noi, in gran parte discutibili.

Per non fare un articolo banale e pesante, oggi cercheremo solo di vedere insieme le criticità dei commenti più comuni

Nella vita tutto fa male! Non dovremmo uscire di casa per stare al sicuro.

Nel 2012, in Italia, si sono verificati 613.520 decessi. Di questi, un significativo numero, pari a 218.274, è stato attribuito a tumori, patologie cardiovascolari e respiratorie.

Ciò che è particolarmente interessante è che queste malattie sono tutte riconducibili a fattori di rischio evitabili. Siamo, infatti, spesso vittime di una visione distorta e insidiosa secondo la quale gli “acciacchi” siano una conseguenza inevitabile dell’età e che alcune patologie, come tumori o infarti, dipendano più o meno dalla propria fortuna.

La realtà, forse ovvia per chi ci segue, è che le principali cause di morte nei paesi occidentali possono essere ricondotte a pochi fattori di rischio: pericolosi ma che in molti casi possono essere prevenuti.

Per esempio un’indagine pubblicata su The Lancet l’anno scorso ha evidenziato in modo inequivocabile l’impatto che i fattori di rischio possono avere sullo sviluppo delle neoplasie, dimostrando che il 44% dei decessi globali per cancro in quell’anno erano strettamente collegati a tali fattori.

Tra questi, i principali responsabili risultano essere il fumo, il consumo di alcol e l’obesità.

Mio nonno sono 74 anni che beve come un dannato eppure sta una pacchia.

Questo forse è uno dei più comuni esempi di bias del sopravvissuto, Cioè un fenomeno per cui gli individui che “sopravvivono” a un evento vengono sovrastimati rispetto a quelli che non ce l’hanno fatta.

Un esempio famoso di bias del sopravvissuto è quello degli aerei durante la seconda guerra mondiale. Si potrebbe pensare che per renderli più resistenti bisognerebbe rinforzare le parti danneggiate. Abraham Wald, invece, capì che quelle parti erano già resistenti perché gli aerei colpiti invece in altre zone non tornavano proprio dalle missioni e non venivano conteggiati.

Il bias del sopravvissuto è importante che venga considerato in ogni campo scientifico e anche al di fuori perché può portare a conclusioni errate riguardo alle cause o alle conseguenze di un determinato evento o malattia poiché si tiene conto solo delle persone che sono “sopravvissute”, ignorando coloro che non l’hanno fatto.

L’alcol non fa male se bevuto in moderazione: è l’abuso a essere nocivo

L’alcol è riconosciuto ormai da decenni come cancerogeno dallo IARC (già nel 1988).

In passato si era determinato un livello di consumo di alcolici considerato a “basso rischio”. Tuttavia, attualmente sappiamo che anche un consumo moderato di alcol è associato ad un aumento del rischio di alcuni tipi di tumori. Pertanto, non esiste una quantità giornaliera di alcol che possa essere considerata sicura.

Per concludere

Non pensiamo sia necessario fare “terrorismo divulgativo” sull’impatto degli alcolici. Pensiamo però che una buona discussione a riguardo possa nascere solo se si sgombera il campo dalle fallacie logiche e/o concetti obsoleti e antiscientifici.

Articoli suggeriti

Il miracoloso farmaco che fa perdere peso

Tirzepatide fa parte dei cosiddetti incretino-mimetici, ovvero quei farmaci che simulano le incretine, ormoni prodotti a livello gastrointestinale che hanno un importante ruolo nella regolazione…